Villa Bagatti Valsecchi

Carnevale in Villa Bagatti

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La Storia

La famiglia Bagatti è presente a Varedo già dal XVI secolo: Pasino de Bagatis, nel 1530 stipula un contratto di enfiteusi con il Monastero di S. Maria Maddalena al Cerchio di Milano. Dopo la peste manzoniana, la famiglia si trasferisce a Milano nel XVII sec. avviando fortunate attività che porteranno il progressivo accrescimento del patrimonio di famiglia. Contemporaneamente i terreni di Varedo, che includono la loro residenza, subiscono un incremento, grazie ad una politica di acquisizione di nuovi fondi, per un totale di ca. 340 pertiche milanesi complessive. Con la soppressione delle confraternite religiose promossa da Napoleone, i Bagatti, così come molti altri esponenti del ceto borghese legati da contratti di enfiteusi con ordini ecclesiastici, si trovano in pieno possesso di vaste proprietà.
    - 1684 Antonio Boggiari acquista i primi terreni a Varedo, la famiglia è di umili origini comasche e per loro, la villa, rappresenta il raggiungimento di una affermazione economica e sociale. Le fortune dei Boggiari, si incrementano nella II metà del XVII sec., portando Antonio Boggiari a cercare nuovi mercati per estendere il proprio commercio verso Milano ed investire i cospicui capitali accumulati in immobili. I suoi primi terreni a Varedo vengono acquistati da Giovanni Andrea Mariani, rilevandone gran parte dei beni, per i numerosi debiti contratti da questo, e poi dai Villanova e dai Gallina, proprietari di più antica tradizione
    - 1716 muore Abbondio Boggiari e avviene la trasmissione dei beni al fratello Ottavio. Poco prima di morire Antonio aveva vincolato tutti i suoi beni ed immobili tramite un “fedecommesso”, strumento giuridico tipico della società in cui comanda l’uomo, il “pater familias”; il tutto per evitare la frammentazione del patrimonio.
    - 1734 muore Ottavio Boggiari e avviene la trasmissione dei beni al figlio minorenne Antonio.
    - 1803 muore Antonio Boggiari e conseguente trasmissione dei beni al cugino Abbondio (Primo di 5 figli di Donato, fratello di Antonio). Sarà Abbondio, assieme al fratello Ottavio ad incrementare l’attività commerciale avviata dallo zio, riuscendo a raggiungere Genova con l’apertura di nuovi esercizi. A Varedo intanto acquisiscono nuovi terreni comprandoli dalle famiglie Aliprandi e Villanova.
La “casa boggiara” si articola secondo uno schema distributivo trasversale: 2 corpi di fabbrica simmetrici definiscono l’ingresso dalla via “Longa”, attuale Vitt. Emanuele II, verso il giardino che risulta organizzato in maniera rigorosamente geometrica, divisa in 4 aiuole rettangolari, dove trovano spazio piante di agrumi ed altri essenze e statue. Segue il corpo di fabbrica padronale, che è movimentato dalla presenza di un portico centrale, tripartito, leggermente arretrato rispetto ai lati. Il piano superiore si estende planimetricamente, su una superficie minore del piano sottostante conferendo così “leggerezza” all’imponente volume del fabbricato che misura ben 44 metri. La villa sorge a capo di fabbricati rurali già esistenti: una doppia corte si dispone perpendicolarmente al caseggiato padronale, collegandosi al suo fronte minore. Per quanto riguarda il progettista, si ipotizza l’intervento di Giuseppe Quadrio, architetto ed ingegnere.
Nel 1698 Antonio Boggiari aveva commissionato al Quadrio la costruzione della nuova chiesa e della cappella di famiglia a Varedo. In planimetria la villa mostra alcune soluzioni che richiamano il possibile intervento del Quadrio, come la figura dell’ottagono schiacciato dello scalone d’ingresso. E’ però vero che mancano realizzazioni tipiche dell’ingegnere milanese, quale la scala a lumaca da lui per primo sperimentata. La disposizione degli spazi interni è organizzata secondo una gerarchia tipica del tempo, con il portico e il susseguente scalone, che costituiscono gli spazi centrali, dai quali si dispongono gli ambienti di minore grandezza. Verso la vigna, le stanze signorili si susseguono con ampiezza progressivamente maggiore, dai lati verso il salone centrale, creando così un’infilata di ambienti che percorrono l’interno lato lungo della villa. Gli affreschi dei saloni sono di Martin Veronese (Cignaroli). Sarà Ottavio, dopo la morte del fratello, ad incrementare i beni della famiglia, ampliando la tenuta con l’acquisto di nuovi terreni dalla famiglia Odescalchi. Ottavio sposa Marianna Mesmer, figlia di uno dei più facoltosi banchieri milanesi.
    - 1810 Lattanzio Valsecchi sposa Cristina Anelli, vedova di Giuseppe Bagatti e madre del piccolo Pietro.
    - 1824 Lattanzio Valsechhi riceve il titolo di barone non trasmissibile.
    - 1833 Abbondio Boggiari, nipote di Don Abbondio, vende i beni di Varedo, Desio, Pinzano per i forti debiti; gli acquirenti sono Pietro Antonio e Giuseppe Rigola e Luigia Scavini Carabelli.  
    - 1843 nasce Fausto Bagatti Valsecchi.
    - 1845 nasce Giuseppe Bagatti Valsecchi.
    - 1861 Pietro Bagatti Valsecchi acquista i terreni di Varedo; egli acquista terreni e stabili consistenti in 157 pertiche per un valore di 1409 scudi, con atto rogato dal notaio Sormani di Milano.
    - 1864 muore Pietro Bagatti Valsecchi.
    - 1868 il notaio Giovanni Lainati di Milano certifica la suddivisione in due “piedi equivalenti” Piede A che appartiene per metà ai conti Tarsis e per metà all’ospedale di Intra. Piede B che appartiene alla signora Luigia Scavini Carabelli. Per rendere tangibile la suddivisione dell’immobile si pensa di erigere un muro che divide perfettamente in due l’intera proprietà, compresa la villa, anche nei suoi ambienti interni.
    - 1881 (gennaio) acquisizione da parte dei fratelli Bagatti Valsecchi del piede B.
    - 1881 (agosto) l'ing. Domenico Laveni presenta il progetto per il grande viale che collega il giardino a Palazzolo Milanese e si occupa anche della ristrutturazione della villa e degli stabili di servizio.
    - 1881 (ottobre) acquisizione da parte dei fratelli Bagatti Valsecchi del piede A.
    - 1881 (fine anno) inizio lavori alla villa.
    - 1881/1882 l’artigiano Trivulzio, su disegno di Fausto e Giuseppe Bagatti V. realizza gli elementi in ferro battuto. Lavori nella villa: vengono sostituite le cornici di tutte le aperture (finestre, porte-finestre, ingressi principali e secondari) i parapetti delle terrazze e le bugne angolari, tutto utilizzando il cemento come nuovo materiale da costruzione. Viene realizzato tramite uno stampo a “formella” progettato su disegno dei due fratelli, colmato di cemento e poi posato in opera. Si procede con la costruzione del belvedere, in sostituzione delle “scale a vivo” che ai tempi dei Boggiari, conducevano alla “vigna di casa”. Al terrazzo d’ingresso si accede attraverso 4 scale, di cui le prime due, parallele alla villa, immettono ad un piano intermedio comune, mentre le altre, più scenografiche, a pianta semicircolare, sono interposte angolarmente tra la villa e le precedenti. E’ importante sottolineare che i fratelli si avvalgono della collaborazione di numerosi artigiani che mettono a disposizione la loro professionalità, non ancora minacciata dall’industrializzazione, in una molteplicità di interventi altamente specializzati.
    - 1882 dalla demolizione del Lazzaretto di Milano, i fratelli Bagatti V. recuperano del materiale.
    Inizio lavori della ghiacciaia.
    Con il materiale recuperato dalla cella campanaria del convento di S. Erasmo viene costruita la baltresca.
    - 1883 abbattimento degli edifici fatiscenti a ovest della villa, inizio dei lavori di costruzione del muro perimetrale, delle scuderie, della foresteria e del portico con le colonne del Lazzaretto.
    - 1884 inizio dei lavori per la realizzazione del giardino e, nel 1887 in un’illustrazione catastale, il complesso risulta ultimato.
    - 1887/1890 i fratelli Bagatti V. stipulano una convenzione con il Consorzio del Canale Villoresi per la realizzazione di un sifone sottopassante il viale.
    - 1897/1901 ottenimento del titolo baronale da parte di Fausto con trasmissione primogenitale. Rinuncia al titolo in favore del fratello Giuseppe.
    - 1901 nasce Pasino, figlio di Giuseppe e Carolina.
    - 1912 il complesso Bagatti Valsecchi viene vincolato ai sensi della legge 364/1909.
    - 1914 muore Fausto, scapolo e senza figli.
    - 1934 muore Giuseppe; il figlio Pasino eredita tutti i beni.
    - 1935/1942 Pasino concede la possibilità di usufruire del parco alla colonia elioterapica, per i figli dei varedei chiamati alle armi.
    - 1943 un comando militare tedesco occupa la villa.
    - 1940/1945 diradamento e abbattimento degli elementi vegetali del viale.
    - 1946 disposizione di una nuova piantumazione del viale.
Il declino: dal dopoguerra si incomincia ad assistere ad una graduale trasformazione della campagna e del territorio circostante il parco: la coltivazione dei “moroni” (gelsi) per la produzione dei bachi da seta si riduce sempre più, scomparendo quasi del tutto e lasciando spazio a colture intensive cerealicole; nuovi edifici e piccole ditte costellano, molte volte abusivamente, il territorio, spesso deturpando il paesaggio. L’esedra del viale, verso Palazzolo, è completamente compromessa, negli anni ’60, per la costruzione di una palazzina e di alcuni capannoni artigianali. Ciò non sarebbe potuto accadere se il vincolo della Soprintendenza ai monumenti, risalente al 1924, poi rinnovato e ampliato nel 1945, fosse stato esteso, oltre che alla villa e al parco, anche a tutto il percorso del viale, e non solamente fino al canale Villoresi. È per nascondere le “brutture” di un paesaggio in continuo mutamento che, due gruppi di Quercus rubra, uno opposto all’altro, sono stati posizionati ai lati del cancello verso il viale, e che essenze alte e frondose, come i Celtis e gli Ailanthus, lungo la cinta verso ovest, non sono mai stati diradati del tutto.
    - 1950/1959 costruzione della serra ad andamento nord-sud e riorganizzazione di quella ad andamento est-ovest.
    - 1960/1969 rifacimento della serra nord-sud con impianti annessi: commissionata alla ditta Salco di Albenga. Costruzione di edifici abusivi in corrispondenza dell’esedra terminale del viale.
    - 1964 rinnovo del vincolo di tutela ai sensi della legge 1089/1939
    - 1975 autorizzazione della Soprintendenza a trapasso dell’immobile da Pasino Bagatti Valsecchi alla Loco Varedeo, intestata ad Anna Maria Bagatti Valsecchi.
    - 1976 muore Pasino Bagatti Valsecchi e comincia un lento ma inesorabile declino della villa e del parco.
    - 1980/1989 sospensione dell’attività floro-vivaistica iniziata da Pasino.
Progetti per la villa: dopo una serie di alterne vicende, che vedono gli eredi di Pasino progettare degli interventi di rifunzionalizzazione della villa e del parco (residence con appartamenti di lusso, piscina, campi da tennis, garage...) che non vedono però il nullaosta della Soprintendenza, dopo una breve destinazione a casa d’aste, l’intero complesso villa-parco viene venduto nel 1991 alla ditta Tecno di Varedo dell’ing. Borsani.
    - 1996 progetto del Comune di Paderno Dugnano per la sistemazione del tratto di viale di sua competenza, firmato dell’arch. C. Natale.
    - 1998/1999 realizzazione del progetto di risistemazione del viale di competenza del Comune di Paderno Dugnano.
    - 1999/2001 creazione del parco sovra comunale del Grugnotorto di cui l’intero sito fa parte, mantenendo i vincoli originari.
    - 2002 ristrutturazione del tetto della villa.
    - 2011 (agosto) acquisizione della Villa da parte della Fondazione “La Versiera 1718” che ha come socio unico il Comune di Varedo.

I Fiori del Parco

Il parco della villa è cosparso di tanti fiori spontanei, piccole essenze colorate che con le loro fioriture stagionali decorano e arricchiscono il giardino.

Conoscere e riconoscere ogni minuscola essenza, significa appropriarsi di una memoria storica sovente dimenticata: sarebbe bello che ognuno di noi entrando nel parco vedesse, non soltanto un semplice fiore, ma l'anemone, il trifoglio, il bucaneve, la fragolina selvatica....

Di seguito alcune delle essenze classificate:

  • Alliaria
  • Anemone dei boschi
  • Bignonia
  • Borsa del pastore
  • Bryonia
  • Bucaneve
  • Celidonia
  • Galium
  • Gigaro
  • Favagello
  • Fragola falsa
  • Geranium molle
  • Lamium
  • Latte di gallina
  • Muscari
  • Narciso
  • Nontiscordardimè
  • Paretaria
  • Pervinca
  • Pratolina
  • Ranuncolo comune
  • Sigilllo di Salomone
  • Trifoglio
  • Veronica
  • Viola

La Ghiacciaia

Le vecchie conserve di ghiaccio, chiamate in dialetto milanese “giazzere” erano le antenate dei moderni frigoriferi.

A Varedo ne sono state catalogate cinque, quella nella parco della villa dei Bagatti Valsecchi è ritenuta la più caratteristica e l'unica conservata.

La ghiacciaia si trova nell’angolo ovest del giardino, vicino al muro di cinta confinante con via Vicolo al Viale.

Privilegio di nobili e proprietari terrerieri, venne costruita nel 1882 per volere della famiglia Bagatti Valsecchi, e fu attuata dal capomastro Edoardo Arrigoni.

Di forma circolare, ha una profondità di circa 7 metri, vi si accedeva attraverso un breve passaggio a forma di grotta artificiale realizzata da grossi blocchi di ceppo di Montorfano.

Qui la neve, caduta nella stagione invernale, veniva accumulata e utilizzata per la conservazione dei cibi; accumulata nella camera di raccolta a tumulo, la neve veniva prelevata dall’apertura circolare posta in alto a filo terreno, ma anche attraverso una botola con ingresso sulla strada.

Negli anni cinquanta i Bagatti costruirono una ringhiera in ferro attorno all'apertura circolare a cielo aperto a protezione delle persone preposte all'utilizzo.

Oggi, in buono stato di conservazione strutturale, la ghiacciaia non adempie più al compito di utilità per cui era stata pensata, ma seduce migliaia di visitatori incantati dal fascino che ancora esercita.

Il Porticato

Varcando l'imponente cancello in ferro battuto da Via Vittorio Emanuele II, il lato destro del muro perimetrale affacciato su via Vicolo al Viale, è definito da un camminamento coperto che serviva da collegamento tra la foresteria e le scuderie, il ricovero delle carozze e alcuni locali adibiti a selleria, ferratura dei cavalli, deposito fieno.

Il portico è sorretto da ventiquattro colonne in granito bianco recuperate dai fratelli Bagatti Valsecchi dal demolito Lazzaretto di Milano; sotto al portico vi era un lapidario costituito da frammenti di decorazioni per lo più di fattura e provenienza rinascimentale.

I reperti esposti dai Bagatti provenivano per la maggior parte, dal convento milanese di S. Erasmo e dal Palazzo Castiglioni-Branda di Castiglione Olona.

Si trattava di una sorta di lapidario simile a una sala museale, dove erano mostrati numerosi, pregevoli e autentici pezzi che, purtroppo, nel 1900 vennero smantellati e portati altrove.

Oggi il portico necessita di interventi di restauro e, delle lapidi, delle epigrafe, dei preziosi oggetti appesi alle mura, non è rimasto che un profilo cementato, a disegnarne l'esistenza di un tempo.

Il Lazzaretto

Il primo Piano Regolatore di Milano redatto da Cesare Beruto, vide tra il 1882 e il 1890 la demolizione del Lazzaretto, l'enorme estensione venne lottizzata per l'edificazione di nuovi edifici popolari.

Fu risparmiato, a testimonianza dell'esistenza, un piccolo tratto tuttora esistente in via San Gregorio al civico 5, inserito nello spazio ceduto per la costruzione di una scuola elementare.

Dell'originario impianto, restano cinque celle e mezzo, sei finestre e cinque ‘torresini’, affiancate dal fossato e affacciate all’interno su un’area adibita a piccolo giardino.

Nel 1909 una cella fu arredata con suppellettile originaria, donata dalla famiglia Bagatti Valsecchi, ma in seguito privata di tutto l'arredo.

A Varedo, grazie al mecenatismo illuminato della nobile famiglia milanese, la Porta di San Gregorio (o Porta Minore) da dove uscivano i deceduti per peste verso il Foppone (attuale Via Lecco), viene salvata dalla demolizione e posizionata nel parco della dimora.

La lapide posta al centro della struttura, riporta l’epigrafe scritta in latino:

"In questo luogo di Varedo dove nell’anno 1523, dalla nascita del Signore, Pasino (di) Bagatti, figlio di Giovanni Bernardino, prese in enfiteusi i beni appartenenti al monastero di Santa Maria Maddalena, in Milano, e più tardi con la sua famiglia, fuggendo la peste che imperversava in quasi tutta l’Italia, vi trascorse tranquillamente 60 anni, i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti nel 1884, dopo aver rinnovata e perfezionata la casa, mossi da una certa qual devozione, composero gli ultimi resti dell’edifico di Santa Maria della Salute dal volgo chiamato Lazzaretto, antico documento di pestilenze e di mirabile carità".

Nella villa, altri resti dell'edificio milanese si trovano a testimoniare il percorso coperto che dalla casa dei forestieri conduceva alle scuderie: camminamento porticato sorretto da 24 colonnine in granito rosa di Baveno provenienti anch'esse dal Lazzaretto.

La Fontana

La fontana posta in asse con la villa, il viale e la forma ellittica concava in cui è contenuta, ha la dimensione di 121,38 mq con uno spruzzo centrale.

Il bordo è realizzato in pietra di molera, mentre la pavimentazione della vasca è costituita da un disegno a mosaico creato con tessere bicrome: quelle bianche in marmo di Carrara, quelle scure in calcare nero.

Alla fontana, si accede da quattro scaloni con direttrici ortogonali i cui gradini, in acciottolato bicromo quarzo del Ticino quelli chiari e serpentina quelli scuri, costituiscono un prolungamento prospettico al percorso pedonale che circonda il bacino ellittico ad un livello superiore.

Ogni scalinata di discesa alla vasca, presenta i vertici d'inizio e fine percorso caratterizzati dalla presenza di due statue poste su piedistalli realizzate in ceppo gentile.

I parterre di discesa dal piano pedonale alla fontana, sono otto; la geometria dei percorsi è abbellita da bordure fiorite a forma di giglio (richiamando anche in questo caso uno dei simboli dello stemma di famiglia).

I percorsi in ghiaia bianca sono delimitati, perimetralmente, da cordoli in acciottolato bicromo che favoriscono lo scorrimento di acqua superficiale verso piccole grate posizionate nella parte inferiore dei parterre.

Il materiale di risulta ottenuto dallo scavo del grande ellisse centrale viene accumulato gran parte a sud-est, in parte a sud-ovest del parco per dar luogo a piccole alture.

Dal 1935 al 1942 il barone Bagatti Valsecchi, mette a disposizione il suo parco e la fontana per i bambini della colonia elioterapica, consolidata istituzione “salutista” nata sotto il governo fascista per i figli dei richiamati alle armi.

Oggi della fontana e di tutto il suo parterre a prato, è stato riportato alla luce il cordolo in acciottolato, mentre il mosaico pavimentale, il bordo perimetrale della vasca e l'impianto idrico necessitano di accurato restauro.

Il Parco

Il parco della villa ha un'stensione di circa 64.500 mq.

Nel 1884 ha inizio la sistemazione dell'intera area. Progettato su modello del giardino all’inglese, il parco è costituito da vari elementi: decorativi, come le statue e la fontana, formali come il galoppatoio, gli orti e una collinetta artificiale, architettonici come la ricostruzione della porta San Gregorio del Lazzaretto di Milano e la ghiacciaia.

Il giardino, di gusto eclettico, è una felice combinazione tra il formale, con la regolarità delle forme geometriche, cerchio e ellisse della fontana, e l’informale con lo sviluppo del giardino paesistico con i suoi percorsi sinuosi, i movimenti del terreno e le quinte arboree.

Il parco risulta piantumato prevalentemente con essenze a foglia caduca, spesso concentrate in piccoli gruppi di tre alberi, studiato proprio per garantire una piacevole visione in tutte le stagioni.

I grandi piazzali, quello antistante e retrostante la villa, così come lo spiazzo del cancello verso il viale, erano ricoperti di fine ghiaietto, che si estendevano anche lungo tutti i tracciati, sia quelli ad andamento rettilineo che quelli ad andamento sinuoso.

Questi erano delimitati perimetralmente da un bordo in acciottolato bicromo che diventa la caratteristica tecnica e decorativa del parco; tale motivo viene infatti ripreso anche per l’aiuola antistante il belvedere che, con il suo disegno a forma di giglio fiorentino, era destinato ad ospitare fiori in tutte le stagioni.

Il parco negli anni, non subisce modifiche se non il taglio o la sostituzione di alcune essenze arboree – perché malate o morte per cause naturali.

Nuovi inserimenti furono una casetta per i giochi dei bambini (bruciata negli anni ’70) ed un a struttura coeva, attrezzata per l’allenamento sportivo con fune ed anelli, posizionata nei pressi della ghiacciaia.

Il parco della Villa Bagatti Valsecchi rientra nel PLIS del Parco Grugnotorto Villoresi, costituendone a tutt’oggi un punto di riferimento nonché l’unico giardino storico presente nell’intera area del parco.

Oggi con la costante opera di salvaguardia e manutenzione a cura dei Volontari Versiera Varedo il parco della villa rivive una ritrovata bellezza e la sua nativa armonia.

La Dimora

Nel corso dell'800 e nel contesto milanese in particolare, si realizzano numerosi restauri di edifici e si interviene nelle ristrutturazioni adattando architetture già preesistenti al nuovo gusto dell'epoca

Sul finire del secolo si sviluppa inoltre una cultura antiquaria che mira alla conoscenza e alla raccolta dei reperti antichi, sulla base dei medesimi principi che avevano ispirato le importanti raccolte d'arte della nobiltà tardo-neoclassica, procedendo anche oltre, in termini critici, e utilizzando tali reperti anche al di fuori di una logica museale moderna.

In questo fiorente ambito culturale, si inseriscono figure come quelle della nobile famiglia Giuseppe e Fausto Bagatti Valsecchi che, nelle loro dimore, intervennero con un linguaggio eclettico, decorativo e architettonico, fatto di integrazioni di antichi reperti ed elementi originari, recuperati e contestualizzati nelle loro abitazioni, cittadine o di villeggiatura.

E proprio a quest'ultima tipologia abitativa appartiene la villa varedese.

L'edificio fu costruito dagli architetti Bagatti Valsecchi nel 1878 sulla  pianta di una cascina già esistente dal 1721.

La famiglia milanese si trasferì in questa campagna per sfuggire alla peste a partire dal 1523.

La costruzione si sviluppa all'interno di un rigoglioso parco.

Il corpo centrale (settecentesco) a un solo piano, viene ampliato dai Bagatti con la costruzione di due ali laterali e il rialzo di un piano: quest'ultimo sovrastato da una loggia (baltresca) realizzata dai Bagatti nel 1882 utilizzando le colonnine recuperate della torre campanaria del chiostro milanese di San Erasmo, di epoca quattrocentesca.

L’edificio di circa 800mq ha un corpo compatto e regolare, senza ali laterali e con andamento a “strati” salienti e sovrapposti; a est è unito tramite un porticato aperto, a una dependance, all'epoca a uso foresteria, a sua volta collegata da un lungo camminamento coperto, alle scuderie e rimesse confinanti con la portineria e, in seguito, con le case coloniche e le serre.

Si tratta quindi di un’aggregazione di più edifici, tra loro distinti e indipendenti, ma legati da una linea continua di percorsi e di sequenze concatenate.

Un insieme queste che, seppure di espressione sobria e composta, si discosta dall’irreprensibile riproposizione “dell’Arte del passato” con cui il Moretti qualificava l’opera dei Bagatti Valsecchi.

Nei loro interventi i fratelli Bagatti, si sono mantenuti fedeli a un’immagine di barocco-barocchetto lombardo che si esprime con compostezza e parsimonia negli esterni, ma si dispiega invece con maggior agio e importanza negli ambienti interni.

Fondazione "La Versiera 1718"
Via Vittorio Emanuele II - 1
20814 - Varedo MB
Codice Fiscale: 91122040156
Partita IVA: IT08965180964

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